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Travels Into One Nation of the World
di Vittoria Fragapane

«Attraverso questa serie di fotografie realizzate all’interno del parco-museo Swiss Miniatur, il contributo che Vittoria Fragapane vuole offrire è quello di un personale racconto dei mesi in cui il mondo e le sue quotidianità, con il lockdown, hanno iniziato a ritirarsi da un “fuori” verso un “dentro”. Sfera pubblica e sfera privata, esteriorità dei rapporti sociali ed interiorità domestica sembrano aver livellato i propri confini, i propri margini, sfumando le une nelle altre».

«Ciò che urta e punge nei suoi scatti è, a tutta prima, l’annullamento di una distinguibilità tra ciò che è grande e ciò che è piccolo. La maggior parte di queste fotografie, in effetti, pare tenere insieme nell’indistinzione ciò che invece l’esperienza quotidiana del mondo sembra avere già da sempre preordinato – come, ad esempio, il riconoscere, spazialmente, la grandezza delle cose. Esse sembrano così invitare ad una sospensione».

«Attraverso questo gioco di proporzioni e provocazioni, la fotografa, con un personale sguardo sul presente, consegna qui un progetto che, come una stoffa, appare costituito da vari livelli, da varie pieghe. Un primo livello individuabile – “primo” non certo per importanza – è quello in cui si ha la riproduzione fotografica di opere che, a loro volta, riproducono edifici, piazze o, più in generale, luoghi di una qualsiasi città della Svizzera. Un’altra piega è poi costituita dal fatto che tale progetto si presenta come un viaggio in un luogo che, riproducendo altri luoghi, evoca di per sé l’idea del viaggio. La fisicità del viaggiare è evocata, a sua volta, dalla scelta per l’analogico. L’elemento materico di quest’ultimo evocherebbe, nell’ottica dell’autrice, un’atmosfera di nostalgia quale è quella che talvolta assale nello sfogliare gli album fotografici dei propri viaggi (...). Occorre poi ricordare l’ulteriore elemento di nostalgia evocato da questi scatti: quello per i corpi, che la virtualità del digitale, imperante in tempi di lockdown, ha certamente ravvicinato, reso più disponibili, e al tempo stesso distanziato (...). Lo schermo attraverso cui si “incontrano” amici o si ascoltano professori

tenere le loro lezioni rende questi ultimi presenti e, al tempo stesso, se non propriamente assenti, quanto meno distanti. Il movimento di allontanamento avvicina, quello di avvicinamento allontana; ma è lo stesso processo a produrre tali effetti. Si può allora dire che di questa stessa ambiguità – da pensarsi come ciò che non si lascia dividere, come ciò che si colloca tra due opposti che sono tali soltanto a partire da questo “tra” – sembrano nutrirsi le fotografie di Fragapane: attraverso lo schermo dell’obiettivo, l’autrice rap- presenta e al tempo stesso distanzia i luoghi e le cose raffigurati».

 

Estratti da Note a Travels into One Nation of the World

Di Matteo M. Paolucci

BIO

Nata a Roma nel 1993, vive e lavora a Lugano (Svizzera). Dopo averstudiato architettura d'interni ha deciso di dedicarsi alla fotografia. Nel 2018 lavora insieme alfotografo Takashi Homma a Tokyo per poi tornare in Svizzera lavorando per alcuni anni comeassistente. Dal 2020 lavora per Yogurt Magazine come Content Contributor. Nel 2021pubblica due libri: “Travels into One Nation of the World” con Artphilein Editions e “OmoteUra” con la piattaforma crowdfunding Selfself. Attualmente è curatrice dello spazio espositivofocus dedicato alla fotografia e book editor per la fondazione De Pietri Artphilein.Il suo lavoro fotografico indaga il perimetro tra reminiscenza dei racconti e concretezza dellapercezione visiva, nella costruzione di un sentimento di appartenenza ad un luogo che è, e chedefiniamo casa. Di carattere prettamente intimista, i suoi paesaggi vengono raffiguratiattraverso un’atmosfera sospesa senza tempo.

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